11 Giugno 216 – Spartan Race Super

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Indimenticabile

Una giornata che stai aspettando da tempo e ti sei preparata (mai abbastanza è il pensiero fino all’AROOOO della partenza) per completarla in scioltezza.. ecco, ci siamo, il giorno è arrivato: ti alzi presto, guardi fuori dalla finestra, sembra rovescino secchi d’acqua dal cielo, infatti anziché albeggiare si scurisce ad ogni minuto sempre più. (dai, dopo un pò ha smesso, almeno prima di arrivare a destinazione, 3 ore dopo, e poi è uscito anche un timido sole, …tra una nuvola e l’altra), colazione sapientemente dosata dall’esperienza, tutina e viaaaa si esce per la splendida giornata.

Indimenticabile per l’incontro con tutti i compagni e le compagne di gara al punto di ritrovo, tutti assonnati ma contemporaneamente vispi, mettono allegria solo ad incrociare lo sguardo, tutte le amiche impaurite (mai che lo ammetano, ma tanto lo si percepisce) e nello stesso tempo felici che sia arrivato quel giorno. Tutte compresa me e la mia ‘socia’, la mia fatina buona.

Indimenticabile per l’atmosfera di festa che scopri appena arrivata, il parcheggio però lo puoi trovare a 8 miliardi di kilometri, a pagamento, pensa positivo, ti stai scaldando per la gara.

Arrivati, vai subito al checkin dove ti assegnano un numero di pettorale (una fascia da mettere sulla testa, l’unica parte che infangherai poco così i fotografi possono, identificandoti dal numero, venderti la Tua fotografia, quella con la smorfia di fatica); vai agli stand, passeggi, ti cambi. Bene ora sei pronta per la partenza, con il tutino nuovo, quello preso per questa occasione, vai quindi a vedere la partenza dell’elite: pezzi di marcantonio alti 8 metri con delle braccia che superano la mia circonferenza toracica (quasi…), un mio amico uno lo ha soprannominato superman, forse perché di fianco c’era una ragazza che sembrava ‘costruita’ a misura per quell’uomo: wonderwoman! Partiti, sfrecciano ad una velocità impressionante, sembrano cavalli al trotto, il primo si lancia nella classica vasca che trovi all’inizio di ogni spartan quasi arrivando fino in fondo, poi gli altri, e tu, che sei li vicino, cominci a gustarti il fango che ti schizza addosso.

Bene ci siamo, la prossima batteria è la nostra… ma, ma, non ci avevo fatto caso, il primo muro (che non conta come ostacolo) lo devi scavalcare solo per entrare nella griglia di partenza, senza essermi scaldata opportunamente mi faccio male, penso, ho finito prima di cominciare, poi l’orgoglio le amiche e l’adrenalina mi hanno fatto desistere, vado avanti! D’altronde il pettorale l’ho già indossato per cui ormai si arriva alla fine. AROOOOO!

Riscaldamento, un tizio (George?) ti incita dal palco mentre due ragazzi li accanto ti fanno fare riscaldamento: salti, burpees (come mi piacciono…#]!@@!!!), risalti, ginocchia in alto, ginocchia in basso e via di seguito. Si lo so che è un pensiero sciocco proprio in quel momento dove avrei dovuto concentrarmi su altro, ma a me è venuto appunto un pensiero su quei ragazzi: poveri, fino a stasera, ogni 15 minuti sempre la stessa cosa, meglio correre ma, ognuno ha il suo ruolo, il mio è quello di Spartan Runner. Ci siamo manca meno di un minuto, ora ci si zittisce tutti, ci si concentra, e io penso solo ad una cosa: divertirmi!

Partiti, devo dire che non ho ricevuto le solite gomitate dai soliti esaltati (esaltate spesso, l’ultima, 3 settimane prima di questa race, era una ragazza che mi ha sfondato lo stomaco con una gomitata degna di una cintura nera, solo per stare un metro avanti a me… ma per poco….) che devono superarti alla partenza, ma che, non ti basta una gara intera per superarmi? Dopo 20 metri la piscina, salto dentro, quelli davanti sono lenti, mi si infilano dei sassolini nelle scarpe con i quali ho fatto una amicizia duratura, si perché mi hanno tenuto compagnia fino alla fine, è stato ‘bellissimo’, ma noi sopportiamo anche questo, siamo Spartani!

Dopo altri 100 metri un’altro muro, superato con manata sul sedere della ‘fatina’, la mia compagna di gara, per aiutarmi (al primo muro, quello per entrare nel ring della partenza mi sono fatta male ad una spalla, non mi sono riscaldata..) ormai siamo dentro al bosco e li faremo 12 kilometri qualcuno ha detto (a me sono sembrati 40), tutti nel fango, nello sterrato con salite e discese.

Nel bosco e tra le radure adiacenti, abbiamo trovato parte degli ostacoli, uno ogni tanto, posti senza apparente ordine, che qui cerco di elencare, ma non nello stesso ordine e nel mio Italiano (i nomi in inglese non li ricordo):

•delle palle di cemento che sembravano incollate a terra e che dovevi trasportare da un punto all’altro, poi la lasci cadere e fai 5 burpees, la riprendi per riportarla al punto di partenza. Il tizio preposto al controllo ti dice: non sulla testa, non sulle spalle.. come se riuscissi a alzarla sopra l’ombelico! oltre che pesantissima è pure scivolosa e senza mezzo appiglio.

•una cinghia di 4 metri circa che, tenendoti con un’altra persona sulla cinghia a fianco, devi oltrepassare restando sopra in equilibrio; sarà anche tesa, ma è pur sempre una cinghia e caspita se si dondola.

•una serie infinita di muri, a 3 alla volta, alle volte da superare solo sopra, alle volte da superare anche sotto o in mezzo nella finestra creata tra le assi, ovviamente tutti alti più di una persona adulta, ovviamente superscivolosi per il fango lasciato da ci è passato prima.

• uno ‘stupido’ rialzo di paglia (senza supervisione degli addetti ma che abbiamo scavalcato senza barare perché siamo Spartani … vero? …anche tu con la maglia verde??!?) che se arrivava al metro e mezzo è tanto.

•un muro inclinato in obliquo verso di te, alto oltre 14.560 metri, molto scivoloso ma fortunatamente con qualche appiglio in modo da poterlo passare anche senza aiuti, dall’altro lato bastava quindi farti scivolare giù tra un appiglio e l’altro.

•delle gomme di trattori, anche queste le porti da una parte e poi le riporti indietro, l’andata la fai sollevandolo letteralmente di peso, il ritorno lo fai trascinandole con una corda dal punto di partenza; una sciocchezza se di abitudine hai quella di trascinare il peso del tuo corpo con una corda, peccato che queste gomme pesano quanto 2 persone ed il terreno non è proprio liscio.

•un’altro attrezzo simile, chiamato slitta, da trascinare avanti e indietro, tutto di quel bel ferro pesante, con un sacco sopra per ‘appesantirlo’ per bene.

•una serie di legni posti in diagonale dove dovevi salterellare sopra (questo era anche più stupido del rialzo di paglia).

•un sacco con dentro penso sabbia (ha piovuto prima e si è inzuppato per bene appesantendosi) che devi portarti in spalla per 1 kilometro quasi nel sentiero (infangato) nel bosco, dicono 50 libbre, secondo me erano di meno… prima della pioggia!!!

tronchi in traverso in orizzontale, a tagliare il percorso, alti quasi quanto i muri, da scavalcare; peccato che erano romboidali e una delle ‘punte’ è stata posta verso l’alto, giusto per aggiungere un pò di dolore alla parti .. basse, mentre lo passi.

•passaggio strisciando e rotolando nel fango sotto il filo spinato posto a circa 70 cm da terra, superato questo ti dici: beh, tutto sommato pensavo peggio! Ma ti sei invece dimenticata che il ‘vero filo spinato è un passaggio molto più lungo’ che lo troverai solo alla fine; con i crampi.

•una retona tesa tra due alberi e alta 8.000 metri che devi scavalcare arrampicandoti, il passaggio dall’altro lato è un pò complicato ma meno male che il cavo di acciaio che sostiene tutto, teso tra gli alberi, è fermo e appunto ‘teso’, non come la rete con la quale potresti dondolarti.

•un muro piegato 3 volte con degli appigli scivolosissimi, tipo quelli da arrampicata ma solo quelli dove devi appenderti, li non hai la scelta, o ti aggrappi a quell’unico o niente, alla fine del percorso devi suonare la campanella, bello! .. 30 burpees!!

Finito il bosco, adesso si che  ti diverti, è arrivato l’incubo, per tutti e 12 circa kilometri fatti fino ad ora avevi un pensiero fisso: ma se stò già facendo una fatica boia qui, quando arrivo al clou che faccio?

Esci, dove il pubblico, gli amici, l’organizzazione ti stà osservando, non puoi fare brutta figura devi correre, devi sorridere devi… chissenefrega, sono distrutta, stanca, sudata, infangata. Ora il mio obiettivo è più vicino ma non devo mollare, devo arrivare, voglio la medaglia da finisher! Cammino, corricchio, cammino.

Arrivano le montagnette, su e giù per 700.000 volte, certo in moto sarebbe più facile (siamo arrivati nella pista da cross),.. dicono che si stancano anche i ‘motocrossisti’ ..seeee figurati noi; bene la prima è una discesa, c’è chi dice: peccato l’anno scorso pioveva e l’ho fatta scivolando sul fango, ok ma quest’anno te la fai a ruzzoloni? arrivati giu un tizio ti dice prendi il tronco e riportalo su, donna/uomo c’è differenza di peso, dicono; lo devi portare su una collina e poi subito giù, ma a zig-zag.

Bene si riposa un pò dici, non è vero, arrivi dove un tizio che è a fianco alle catene  ti dice di prenderne una e cominciare a salire; si certo ma non sono non quelle che ti regala il fidanzato o quelle più grosse, per legare il motorino, queste le hanno prese al porto, servono per ancorare le superpetroliere, scegli tu tanto pesano tutte 4.500 kili e te le devi mettere sulle spalle tipo collier mentre ti finiscono di rovinare quegli ultimi due tendini che hai per sorreggere collo e spalle; questa volta ti porti la ‘catenella’ a zig-zag in salita e poi in discesa, ‘na passeggiata..

Arrivati giù, ovviamente si sale di nuovo subito e cosa trovi di bello in cima? una montagna alta 10 metri fatta di assi messe a scaloni, logico che la prima parte, comunque inclinata, è alta almeno 2,5 scivolosi metri di parete di assi liscia, si supera abbastanza agilmente e poi.. si scende.

Come per tutte le discese c’è subito una salita, ormai non corro quasi più, fa niente comunque stò salendo per il giavellotto: …30 burpees, mancato per un pelo (la scusa è che mi è scivolato).

Ecco, dopo l’ennesima discesa e salita ci siamo, ecco spuntare la struttura delle ‘monkey bar’ (di questa ricordo addirittura il nome), bella, scivolosa, con quattro prese differenti per effettuare il passaggio: trasversale (come i pioli di una scala), longitudinale (una sbarra sorretta da due corde per avere l’effetto altalena), di nuovo trasversale, a maniglie (una dopo l’altra..). Ovviamente il passaggio lo devi fare appesa per le mani e senza toccare terra. Risultato? …30 burpees!!!

Poi ti rilassi, una discesa ovviamente che ti porta ad una salita verso un’altra discesa. alla fine trovi una sorta di piramide con un lato liscio, fatto con lastre di ferro sopra cui scorrono zampilli d’acqua per renderlo ancora più scivoloso (una corda per agevolarti la mettono, ma rimane scivoloso lo stesso), dall’altro assi a mo’ di scala per scendere, facile ..ma scivoloso.

Poi la corda, una fune talmente larga che non riesci a tenerla tutta in pugno, alta quasi 10 metri (a me sembravano di più…) dove ti devi arrampicare, suonare una campanella, e discendere; il tutto senza aiuti e senza rovinare a terra, c’è chi la faceva suonare tirandogli calci. Ah, ovviamente, il tutto dopo l’ennesima salita..

Poi scendi e arrivi ad una postazione dove ci sono una serie di carrucole in fila, collegate a dei pesi con dei cordoni, questi li devi sollevare fino alla parte più alta e poi li lasci andare giù… ehi tu, ti ho detto di fare una discesa controllata!!! questo il povero ragazzo che era li a controllare avrà ripetuto per tutto il giorno, almeno a quella vicino a me e ad un ragazzo più in là lo ha detto mentre ero lì.

Poi un cassone di metallo enorme, “cargo…” ..qualcosa di simile non mi verrà mai in mente il nome, quello che mi verrà in mente è il divertimento a superarlo, facile perché avvolto con le solite reti di corda che usi come pioli sia per salire, sia per scendere; certo a metà sei appollaiata sulla corda appoggiata soli ai lati a due tronchi poi però risali sul cassone prima di discendere.

Infine – ma non l’ultimo – il tanto atteso filo spinato, una serie di saliscendi dove il fango veniva alimentato ogni tanto da spruzzini messi li su tutto il percorso, il filo spinato trasversale alla pista, a 70 centimetri da terra, fango fango fango fango scivoloso, soprattutto nelle salite, era però divertente nelle discese. Questo per 8.453 kilometri distesi nel fango con i crampi che ormai ti danno del tu talmente è tanto tempo che ti tengono compagnia.

Alla fine lo saprai, il tratto finale, una salita sciocca che solitamente fai supertranquilla, la affronti come se fosse un ostacolo dopo tutto quello che hai fatto. Ecco, è li, ti stà aspettando, il fuoco che acceso al mattino continuerà tutto il giorno, lo salti e dopo pochi passi sei arrivata, il finale, la sospirata medaglia di finisher!

Bello bello,  stancamente affascinante, entusiasmante, esaltante, insomma da rifare, e poi.. c’è tanto fango!!! Penso che ricorderò per molto questa splendida giornata, almeno fino alla prossima, una mud che si terrà tra breve.

A proposito, un’ultima difficoltà da superare: le docce; non perché maschietti e femminucce si lavano insieme, chissenefrega, siamo tutti ugualmente sporchi e stanchi (ma supersorridenti), perché l’acqua è ghiacciata e per togliere tutto il fango devi starci tanto tempo con la canna dell’acqua puntata addosso. Ho trovato fango anche in posti che non pensavo neppure potesse arrivare….

Musica, chiacchere, risate e birra, un boccale offerto dall’organizzazione. Era buonissima anche se non ricordo neppure il sapore… è finita subito 😉

 

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